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A. Bazzurro su MUSICA JAZZ di Maggio 2023

Ringrazio Alberto Bazzurro, che su MUSICA JAZZ di Maggio 2023 scrive:

Tornando alla Bologna di Dalla e a misure, per contro, extra-large (diciotto canzoni per oltre settanta minuti totali), eccoci a Bonaveri (che di nome fa Germano, ma i suoi dischi li firma solo col cognome), in realtà da qualche tempo andato a vivere decisamente fuoriporta, ai quasi mille metri di Monghidoro.
Il disco composto, cantato, suonato e prodotto interamente dal Bonaveri, s'intitola "Mondi Immaginati" (come il brano che lo chiude) ed è di una autenticità assoluta, a tratti quasi crudele, come del resto il Nostro ci ha abituati ad aspettarci da lui, qui però più sublimata del solito, per tono e per abito, spesso lievi entrambi (con qualche opportuna eccezione), in quell'incedere epico-favolistico (non a senso unico, peraltro) che l'artista bolognese ama adottare per far passare, come si sarà capito, concetti e messaggi tutt'altro che futili o generici.
Siamo quindi di fronte all'ulteriore capitolo di una saga che non accenna ad esaurirsi, per quanto il diretto interessato abbia teso nel tempo ad allontanarsi sempre più dichiaratamente da certi meccanismi perversi.
Guadagnandone in libertà espressiva (che peraltro non gli ha mai fatto difetto), come appunto questo suo nuovo lavoro, generoso e composito, ribadisce.

Alberto Bazzurro,
su MUSICA JAZZ di Maggio 2023

Recensione di M. Sonaglia

Ecco la recensione di Marco Sonaglia, per IL POPOLO DEL BLUES.

Avevamo lasciato Germano Bonaveri con l’ottimo “Il bardo e il re dei gatti” neanche un anno fa e come un lampo a ciel sereno ci appare “Faol” la sua nuova fatica discografica. Certo i tempi per chi fa musica sono quelli che sono e in questi momenti la vena creativa è come un vulcano in eruzione e vi assicuro che in queste nuove undici tracce non è affatto stanca. Ritmi quasi dance con pennellate di elettronica accompagnano “Blu”(“Oltre ogni limite non è pazzia, devo solo immaginarmi libero”) che ricorda il Battiato degli anni ottanta.

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Recensione di FAOL

A cura di Giuseppe Provenzano

Cartina tornasole dei tempi famelici e deliranti che attraversiamo “Faol” il nuovo album di Germano Bonaveri arriva a quasi un anno di distanza da “Il bardo e il Re dei gatti” e ci accoglie con le trame elettroniche di “Blu” (“Oltre ogni limite, non è pazzia/ Devo solo immaginarmi libero/ visualizzare l’idea/ e vedrai: io volerò”), in cui una drum-machine dritta fa da sostegno ritmico ad un reticolato di pianoforte e synth dal sapore battiatiano, che accompagna un cantato spruzzato di vocoder. Con “Atto secondo, scena ottava” (“Cantare e sognare senza paura/ aver l’occhio e la voce sicura/ Mettere il feltro, se mi va, di traverso/ e battermi, o fare un verso”) si torna su sonorità più classiche, con uno splendido incastro tra le tessiture dell’arpa ed i ricami della sezione archi, mentre una linea di basso sinuosa anima, dietro le quinte, la dinamica del pezzo, in quella che è una purissima rivendicazione di resistenza artistica.

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Recensione su ROOTSTIME.BE

Als je je kunt permitteren enkel je familienaam te gebruiken om herkend te worden als artiest, dan betekent dat ongetwijfeld dat je al flink wat voorstelt. In het geval van Bolognees Germano Bonaveri behoeft dat geen twijfel: de man is met deze plaat toe aan het zesde hoofdstuk van wat je zijn levenswerk zou kunnen noemen en dat er, kort gezegd, in bestaat de verschillende aspecten van de condition humaine te illustreren en becommentariëren.

In “L’Ora dell’Ombra Rossa” uit 2011 voorspelde en beschreef hij tien jaar geleden al welke moeilijke tijden we vandaag doormaken. “La Staffetta” uit 2015 had het over de aankomende nederlaag van de menselijke samenleving en dus de doorbraak van de hyper-individualistische maatschappij waarin we vandaag leven en die maakt dat iedereen tegenover iedereen komt te staan in plaats van echt samen te leven en vandaag, met zijn nieuwe plaat, gaat hij er van uit dat de mensheid radicaal een andere weg moet inslaan en reikt hij een aantal dingen aan, die we op die onvermijdelijke reis zeker in onze bagage moeten stoppen. Die dingen laten zich in één woord samenvatten als “LIEFDE”.

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Recensione di Giuseppe Provenzano

Per BLOOGFOLK.

Ci sono delle espressioni artistiche - cinema a parte - che riescono a trascendere la loro arte di partenza per abbracciare nuovi linguaggi, e ci riescono per un motivo molto semplice: nascono talmente incisive e talmente potenti da trasformarsi in vere e proprie opere audiovisive, con un legame inscindibile fra i suoni e le immagini che da quei suoni scaturiscono. Parlo di una capacità quasi letteraria di dar corpo, nella mente dell’ascoltatore (o del lettore), a qualcosa che corpo non ha, che nasce nota su pentagramma o parola su pagina.

Chiaramente ogni ascoltatore o lettore ci vede dentro un mondo diverso, un’atmosfera diversa, quella lì è la magia dell’immaginazione di ciascuno di noi, ma insomma, il punto è che c’è comunque una certa capacità di alcune espressioni artistiche in grado di rimandare ad altri mondi, a quel “senso dell’utopia” di cui parlava Rodari, a mettere nella condizione di vedere nitidamente un racconto o una canzone, affidandone la direzione al regista più bravo di tutti: la nostra fantasia.

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MUSICMAP: RECENSIONE DI RELOADED

Al giorno d’oggi, il “mestiere” del cantautore è duro e complicato, sia perché ci si insinua in un territorio aspro ed impervio, già percorso da vecchie leggende a cui inevitabilmente si viene spesso paragonati, e sia perché in un mondo attuale in cui, purtroppo, anche la musica è un bene “usa e getta”, a parlare con lirismo e poesia delle proprie emozioni si rischia solitamente di rimanere inascoltati. Ma a Germano Bonaveri, classe 1968, tutto ciò non fa paura: ha sfidato le vecchie leggende, e soprattutto la superficialità della nostra società, così si è fermato e, ripercorrendo a ritroso i suoi precedenti progetti musicali, ci ha voluto raccontare “a modo suo” il fantastico mestiere del cantautore. Si intitola “Reloaded” l’ultima fatica dell’artista bolognese, che con i suoi 18 brani, di cui uno inedito (“Le Piccole Vite”), ci invita a compiere un viaggio musicale e viscerale nei sui 14 anni di carriera artistica.

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REPUBBLICA: Bonaveri canta la magia delle "Le piccole vite"

"Le piccole vite" è una canzone scritta da Bonaveri per un gatto che si chiamava Topo e che "è stato mio compagno di vita per 14 indimenticabili anni. Dedico questa canzone a tutte quelle creature non umane che popolano il nostro mondo”.
Il video racconta di una delle tante piccole vite che popolano il mondo, soffermandosi sulla quotidianità dell’amore che non chiede, che offre senza proiezioni o aspettative. Protagonisti del clip Francesca Pierantoni, attrice e regista teatrale indipendente bolognese, ed il suo cane Tito.

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REPUBBLICA: “Le mie canzoni lontane dai social"

È a suo modo una prima volta, per Germano Bonaveri, che per festeggiare il cinquantesimo compleanno si regala un nuovo disco, “Reloaded”, in uscita venerdì. Il cantautore bolognese vi raccoglie 14 anni di canzoni, rivisitate per suonare ancora attuali, ma lui abituato a lavorare per suo conto stavolta s’affida alla Fonoprint, per la produzione di Maurizio Biancani. “Perché non mi hanno chiesto di cambiare me stesso, d’essere più social o seguire il trend del momento, io né ora né a trent’anni sono mai riuscito a barattare la mia integrità per un successo effimero”, spiega Bonaveri dagli studi della casa discografica bolognese. Dal vivo, invece, lo si vedrà il 15 febbraio al Teatro Fanin di San Giovanni in Persiceto.

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LIVEMUSIC E LE PICCOLE VITE

Novità Discografiche – “Le piccole vite”, la nuova dolcissima canzone di Bonaveri
È disponibile online il nuovo singolo del cantautore bolognese Bonaveri dal titolo “Le piccole vite” una dolcissima e melodica poesia dedicata ad un rapporto “speciale” tra l’artista ed il suo gattino Topo. Il brano è stato prodotto da Maurizio Biancani per Fonoprint Bologna ed anticipa l’album “Reloaded” di prossima pubblicazione, il sesto nella carriera dell’artista.
“Le piccole vite è la canzone che ho scritto per Topo – ci racconta BONAVERI – il gatto che è stato mio compagno di vita per 14 indimenticabili anni. Dedico questa canzone a tutte quelle creature non umane che popolano il nostro mondo”. Il brano, nella melodia e nel testo, è in pieno stile del cantautore bolognese, sempre attento a sondare la profondità del sentire umano, aldilà del pudore senza retorica, in maniera diretta e sincera. Nel video girato da Paolo Mercadante, si racconta di una delle tante piccole vite che popolano il mondo, soffermandosi sulla quotidianità dell’amore che non chiede, che offre senza proiezioni o aspettative. Protagonisti del clip la brava Francesca Pierantoni, attrice e regista teatrale indipendente bolognese ed il suo cane Tito. L’inedito anticipa il prossimo lavoro discografico “RELOADED”, che consiste nella rivisitazione di alcuni classici del cantautore bolognese, cui seguirà la rappresentazione di un importante lavoro teatrale prodotto da Fonoprint Bologna per la regia di Daniele Sala e la scrittura di Monica Faggiani, oltre alla normale attività concertistica nella stagione primaverile ed estiva.

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