1968

1968 (Testo e musica: Bonaveri)

Da quassù vedo
passare le stagioni,
come sabbia scivolare
tradendo le emozioni,
e tu compari all'improvviso
senza far domande
senza una risposta,
ed io che conto gli anni miei
senza pensare affatto
al tempo che mi resta.

Come sai, credo
si debba improvvisare:
le comparse sulla scena
non han mica tempo di aspettare.
E tu sul palco della vita
in piedi contro al vento
come un aquilone,
ipotizzando un lieto fine
senza aver voluto
leggerne il copione.

Ma ti giuro, amore
(per quel che può contare),
che vent'anni ancora all'esistenza
cercherò di strappare,
e quel che poi sarà di me
non è così difficile da immaginare,
perché ciascuno al mondo ha una scadenza
che non è possibile procrastinare,

ma noi sì.
Sì.
Sì.

"Per sempre", è un luogo
in cui non puoi arrivare,
naufragando sotto un cielo
che nasconde il nord della Polare.
Per questo assecondiamo il vento
e ci teniamo stretti
per non scivolare,
perché l'amore raramente cede
nonostante le montagne
ancora da scalare

ed è per questo, vedi,
che qui vorrei restare:
qui dove le cose accadono
perché è così che deve capitare
e poi non precipiteremo,
perché noi due sappiamo arrampicare.
Quel che poi sarà
vedrai lo scopriremo,
quel che poi sarà
è tutto da inventare.