L'ora dell’ombra rossa:un disco completo, destinato a disegnare un nuovo standard della musica d'autore: un concept dalla grande portata strumentale che si fonde con testi degni delle migliori antologie supportato dalla qualità canora ed interpretativa di Bonaveri. Il disco e' già' uscito in italiano e spagnolo, presto vedranno la luce anche le versioni in inglese ed in francese.
Ora ce ne parlerà personalmente...
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Cercare di dare un’etichetta o una spiegazione semplice e veloce di chi è Germano Bonaveri in poche parole è praticamente impossibile. Certamente possiamo affermare che è un cantautore di riferimento nello scenario italiano degli ultimi 10 anni; c’è chi lo definisce un anarcopoeta che sa coniugare raffinati testi di grande spessore con musiche dall’imponente impatto emotivo, il tutto arricchito dalla sua voce calda e coraggiosa straordinariamente utilizzata.
Un percorso inarrestabile che fa conoscere Germano Bonaveri ad un pubblico sempre più vasto ed incredibilmente eterogeneo, facendolo apprezzare anche fuori dal territorio nazionale. Ha collaborato e collabora artisticamente con grandi artisti internazionali.
Bonaveri nasce nel 1968 a Bologna. Fin da ragazzo si appassiona al mondo dei cantautori italiani e stranieri, iniziando anche a sperimentarsi come compositore.
Il suo stile di scrittura si interseca e si determina con lo studio della filosofia e dell’alchimia, intento com’è ad indagare nelle pieghe del quotidiano vivere.
Nel 2001 decide di dar corpo al suo progetto di cantautore fondando il gruppo Resto Mancha, con cui realizza, nel 2005, l’album Scivola via, prodotto da Parole & Musica e distribuito da Warner Music Italia. Contemporaneamente, nel 2005 realizza il progetto Quello che non ho - Tributo a Faber, uno spettacolo dedicato a Fabrizio De Andrè tuttora richiesto in diverse manifestazioni dedicate al grande cantautore.
Alla fine del 2006 Bonaveri inizia la collaborazione con Beppe Quirici ed affida a lui la produzione artistica dell’album, Magnifico.
Dopo avere maturato uno stile inconfondibile di scrittura e sintesi musicale, nel 2009 prende corpo il progetto Città Invisibili, che vanta la collaborazione di Maurizio Biancani, ed artisti del calibro di Mario Arcari, Lucio Dalla e Marco Alemanno. Un album denso e poetico che si attesta come l’affermazione dell’artista quale ponte ideale tra il mondo del cantautore e la sfera della ricerca della musica come sintesi concettuale dell’espressività.
Nel novembre del 2011 esce il suo ultimo lavoro: L'ora dell’ombra rossa: un disco completo, destinato a disegnare un nuovo standard della musica d'autore: un concept dalla grande portata strumentale che si fonde con testi degni delle migliori antologie supportato dalla qualità canora ed interpretativa di Bonaveri. Il disco e' già' uscito in italiano e spagnolo, presto vedranno la luce anche le versioni in inglese ed in francese.
Ora ce ne parlerà personalmente...
Parlaci di questo nuovo progetto musicale? Qual è l’Ora dell’Ombra Rossa?
Questo disco è in lavorazione da oltre 20 anni, visto che porta in seno canzoni scritte (e rivisitate) fin dal lontano 1993. Negli ultimi 18 mesi ha subito un'accelerazione finale, ho scritto le 7 canzoni che mancavano e stabilito la data: 11-11-2011. Non l'ho scelta per superstizioni particolari: altri credono a queste combinazioni, e sono parte di quelli cui mi rivolgo nel disco. La data l'ho scelta perché gli eventi geopolitici mondiali dell'ultimo decennio rendevano facile prevedere gli accadimenti che stiamo osservando in queste settimane, e chi mi conosce da anni sa che "profetizzavo" già questi fatti: in realtà, mi limitavo a "vedere ciò' che e', e che allora era". Se l'ascoltatore riascoltasse le canzoni del CD almeno un paio di volte per ogni mese che abbiamo davanti nei prossimi 8 anni, scoprirebbe che in realtà all'interno del concept ci sono eventi prossimi a compiersi.
Del resto chi riascoltasse "Clandestino", dall'album Città Invisibili, troverebbe già traccia di questa preveggenza: una canzone scritta nel 2008. L'Ora dell’Ombra Rossa è l'ora che si contrappone a quella nera, dell'ombra lunga: cioè la mezzanotte, l'ora delle streghe e delle tenebre. L'ora della rinascita. E' l'ora in cui occorre un moto dell'animo e della volontà, quel momento in cui diventa VITALE che ogni individuo si assuma la responsabilità di ciò' che lo circonda e di cui è testimone. L'ora di fare una scelta etica, di accettare quella verità che per paura e ipocrisia fingiamo ogni giorno di non vedere: la società e la socialità siamo noi. Noi la goccia che può far traboccare il vaso.
I titoli dei brani sono in realtà nomi di alcuni arcani maggiori dei tarocchi. Perché questa scelta e cosa significa “arcano” per te?
Sì, l'intero disco trae spunto da una ipotetica "mano" di tarocchi marsigliesi. Anche per riprendere il filo rosso che mi lega a Calvino, che se nel primo disco era nella ricerca di quegli invisibili che abitano le città calviniane, in questo disco si intreccia per un istante al "Castello dei destini incrociati". Il tarocco è una tradizione antica, divulgata sottoforma di gioco per garantirne la continuità nelle ere. Le simbologie in essi contenuti sono archetipiche e suggestive. La ricerca del colore, del tratto, delle proporzioni si rifà a tradizioni architettoniche muratorie di profonda ispirazione mistica. Mi è sembrato il miglior strumento per raccontare la mia storia, anche alludendo all'aspetto profetico del disco. Arcano deriva etimologicamente da Arkéo, che significa "chiuso, riposto". Arcano è tutto ciò che può essere intuito, percepito ma difficilmente visto, se non da uno sguardo capace di liberarsi dalla cosiddetta mente razionale. Abbiamo costruito l'impero dell'intelletto sulle rovine di quello dell'istinto e della esperienza: per questo motivo ci sfuggono i veri arcani nascosti dalla nostra incapacità di vedere anche le cose più ovvie. Semplicemente, "ci insegnano quello che dobbiamo vedere". E noi obbediamo, consciamente od inconsciamente.
Hai una voce potente, timbricamente compatta e pulita, con un forte impatto emotivo, per esprimere le tue idee attraverso i testi impegnati delle tue canzoni. Come sono nati i brani di questo cd?
Sono nati come embrione informe frutto di percorsi di meditazione ed esistenziali (non agisco per fede, ma per esperienza), poi li ho lasciati decantare come faceva il vecchio alchimista: SOLVE ET COAGULA.
Il passo successivo è stato quello di setacciare il tutto attraverso un linguaggio mediato dalla mente razionae, perché la scrittura, passami il termine, fatta per KOAN mi sembra troppo strisciante ed inconcludente, la scuola della suggestione e della evocazione spesso è il paravento di una pochezza concettuale che piace molto ad un certo tipo di intellettuale della canzone: l'apparire così difficile ed esoterico garantisce l'approvazione del critico, che ha paura di fare la figura di quello "che non ha capito". E naturalmente tutti si accodano, finché giorno verrà che un bambino griderà che il Re è nudo.
Hai realizzato un tributo a Faber: un quintetto per riscoprire le famose canzoni del grande cantautore genovese insieme a quelle meno conosciute per offrire una nuova chiave di lettura ed ascolto del De André poeta. In che modo questo grande artista ha influenzato il tuo modo di fare musica?
Credo che ognuno di noi subisca influenze semplicemente vivendo. E' il modo in cui esistiamo che determina se queste influenze sono costruttive o distruttive: uno sguardo vigile non fa scambiare l'argento col mercurio.
Chi vive sommerso dal frastuono del sembrare a tutti i costi subisce influenze senza accorgersene, non le interiorizza e quindi si impoverisce. De André, per stare nello specifico, ho voluto rappresentarlo con un tributo per dimostrare che oltre al carico potente delle parole, serve soprattutto l'interiorizzazione e la capacità di rappresentare sul palco la propria verità quando si cantano canzoni. Spesso il pubblico più giovane, alla fine di una esibizione, viene da me per dirmi: "stasera ho capito quella canzone. Grazie". Devo a De André lo sguardo cinico e libero dalla pietà bigotta della commiserazione gratuita e "di maniera".
Chi è il Titano in mezzo ai nani citato nel brano “Le Bateleur”?
Il disco ha 4 chiavi di lettura: la prima e' quella essoterica (o exoterica): la storia narrata letteralmente; la seconda e' quella metaforica, dove il titano e' semplicemente l'Ego, questo mostro che ha ucciso la nostra civiltà; la terza chiave e' esoterica: trascende il linguaggio e, questa sì, è patrimonio di chi veleggia in mari molto aperti. Costoro sanno che il titano, seppur molto forte e potente, può soffrire la vertigine; la quarta e' arcana: si nutre dell'esperienza del singolo, compreso la mia. E' la chiave che da sola può aprire tutte le altre.
Non sono sette, sono quattro in tutto. Per le tre restanti chiavi, occorre aspettare il prossimo disco, che sto scrivendo e uscirà tra 2 anni.
I brani di questo cd sono come un percorso immaginifico che vuole idealmente allargare l'orizzonte della canzone d'autore classica per aprirlo a mondi dalle connotazioni estreme, talvolta scarnificate, altre volte cariche di esuberante potenza sonora. Ci parli di questa connotazione artistica?
Ho sempre pensato che chi fa due cose uguali, muore artisticamente. Anche le cattedrali templari erano asimmetriche, proprio a sottolineare che la perfezione non esiste: esiste la tensione verso.
Quando ho finito "Città Invisibili" (il disco precedente) ero consapevole di avere fatto un disco compatto, tradizionale. Volevo a quel punto sperimentarmi con un disegno più concettuale, cercando di fare evolvere nel concept non solamente l'idea testuale, ma anche il mondo musicale del disco. Anche consapevole di correre il rischio di non essere, come spesso si aspetta un certo pubblico, "Bonaveri che canta Bonaveri": mai affezionarsi troppo a ciò che è vivo, perché ciò che è vivo è cangiante.
Volevo che la musica raccontasse di più, che gli arrangiamenti mi somigliassero fino a farmi sentire a disagio, che somigliassero alla realtà della vita, così imprevedibile ed inaffidabile. Ho cercato di evocare negli arrangiamenti i mondi che rappresentavo, facendo spesso dannare i musicisti, in primis Antonello D'Urso che mi ha aiutato in questa impresa assecondando ed interpretando le mie stravaganze.
Cosa significa per te ricerca musicale e artistica?
L'artista è il rivoluzionario del nostro tempo. L'artista fa paura, e per questo è ostacolato dai grandi media, che prediligono personaggi stereotipati e mai pericolosi, al massimo travestiti di eccentricità, ma mai realmente pericolosi. E' rivoluzionario perché esplora il terreno sacro ed indifferenziato dell'arte, perché stigmatizza la realtà e la nega. Il suo stesso esistere, dimostra e prova che un altro mondo è possibile. E' rivoluzionario perché non si piega, ed ha il folle coraggio di sfidare il potere proseguendo imperterrito a raccontare ciò che sa senza piegarsi alle stantie e presto sconfitte regole del mercato.
L'artista, in sostanza, e' Homo Faber. Che e' il nemico di questo globalismo sfrenato che vuole azzerare la capacità critica e la creatività, per asservire l'umano alle procedure di questa spietata e mortale era della tecnica.
Quando le persone capiranno che il primo gesto di rinascita e ribellione consiste nel ripercorrere il sentiero dell'arte e del linguaggio si saranno riappropriate della libertà e forse anche gli artisti cesseranno di fare la fame e diventeranno di nuovo il tesoro da salvaguardare dal tempo. Fino a quel giorno, X-factor regnerà sovrano con quel suo carico di illusioni dove "potresti essere anche tu" senza lavoro, senza fatica…basta apparire dieci minuti.
Ci parli del tour dell’Ora dell’Ombra Rossa, chi salirà con te sul palco?
In questo momento sto portando in giro una proposta che consiste in una conferenza, una lezione se vuoi, dove si ascolta assieme il disco, affiancato dalla proiezione di alcuni video e dalla lettura delle carte che ho coinvolto nel progetto (gli arcani).
La seconda fase che inizierà tra più' o meno due mesi, concerne il live vero e proprio, che sarà rappresentato sia dal gruppo al completo che in una formazione molto particolare: salirà sul palco con me Maurizio Biancani, che considero uno dei nostri giganti del suono italico, che mixerà live il disco (ed ha mixato in studio i miei ultimi due CD) ed il sottoscritto con chitarra e voce, affiancati dalla regia video di Paolo Biavati.
Saluto e ringrazio Germano Bonaveri per la sua disponibilità.
Intervista a cura di Angela Benassi