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LA STAFFETTA su SHIVER

A cura di Alberto Marchetti

Schermata 2015 07 17 alle 15.36.45La Staffetta è il quinto album di Germano Bonaveri, e, senza nulla togliere all’eccellenza del concept su “Le città invisibili” di Calvino o a “L’ora dell’ombra rossa”, è il suo disco migliore, sintesi perfetta tra impegno e autonomia, sdegno e poesia, pane e rose. È un lavoro realizzato attraverso il crowfounding, che sta consentendo oggi la realizzazione di opere necessarie e necessariamente esterne alla rete vincolante del banale mercato musicale. 

L’operaio Germano è un attento ricercatore di storie, quelle che valgono, siano esse di eroi universali come Panagulis, come di contadini costretti ad abbandonare il proprio armonico mondo per un conflitto che arriva, storie di chi è costretto a vivere in una realtà che sconcerta e disagia, alienando i luoghi del cuore e alterando quelli salvifici dello spirito.

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BlogFoolk: recensione de LA STAFFETTA

di Daniele Cestellini

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Schermata 2015-05-15 alle 21.50.37"La staffetta” è il titolo del nuovo album di Bonaveri, cantautore raffinato e profondo. Soprattutto autore di testi articolati, compressi dentro un andamento generale che lo lega ai grandi nomi della tradizione cantautorale del nostro paese (“Guerra”).
Sul piano musicale l’album – composto di undici tracce – si presenta come sostanzialmente tradizionale, in quanto Bonaveri fa riferimento a una formazione classica.
Dalla quale non emergono suoni particolarmente elaborati, nonostante il tessuto sonoro risulti equilibrato, sia sul piano degli arrangiamenti che delle atmosfere legate ai contenuti testuali (“La procedura”). Come anticipato, ciò che fa la differenza – e che pone Bonaveri su un livello di produzione molto alto – sono senz’altro i testi e le immagini che evocano (“La staffetta”).

In alcuni casi si ha la sensazione che non si possa far altro che ascoltare l’incedere del racconto, senza distrarsi e lasciare passare le parole (“Autodaf?”). Ogni brano è come la pagina di un libro e, nell’insieme, il racconto del cantautore bolognese è assolutamente contemporaneo, presente. Come una cronaca. Anche quando le parole si infilano dentro una prospettiva più personale o particolarmente complessa (“Sodibor”).

In un quadro così articolato non manca il sogno, l’immaginario, il riflesso di una dimensione più eterea, inquadrata in un suono più indefinito, attraversata e alleggerita da immagini poetiche più semplici ma non effimere: “Ho dipinto il mondo che vorrei/ sotto un cielo senza guai/ fatto apposta per noi” (“L’indomani”).

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RESTART: Marchesi intervista Bonaveri

Schermata 2015-04-03 alle 11.04.52Bonaveri a RESTART con l'amico Maurizio Marchesi

 

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LA STAFFETTA su JAM ONLINE!

di Roberto Caselli

Bonaveri su JAM Online con LA STAFFETTAA tre anni di distanza dal precedente, bellissimo, L'ora dell'ombra rossa, arriva il nuovo lavoro dal titolo La staffetta che, uscendo l'8 marzo, ci dice già simbolicamente che importanza abbia il mondo femminile per Bonaveri. Ma non si tratta di un lavoro sulle donne, piuttosto di un concept album in cui le donne, come gli uomini, sono al centro della distonia in cui ormai tutti viviamo...

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LA STAFFETTA su L'ISOLA!

di Alberto Bazzurro

...Chiude le danze Ricordi di figlio, per chitarra e voce, ancora con qualcosa di De André (l’ultimo: per esempio Khorakhané), a suggello di un album veramente eccellente, probabilmente il migliore di Bonaveri, almeno dai tempi di quel Magnifico che, nel 2007, ce lo fece conoscere (e che fu vice-targa Tenco all’opera prima). E non è che nel mezzo il Nostro ci abbia infilato della scartine…

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WEB METROPOLIS: LA STAFFETTA

"Se di Deus Ex Machina ha bisogno il teatro, un motivo c’è sempre. Nessuno viene mai scoperto, viene solo sacrificato all’altare degli spettatori in attesa dell’ultima scena, quella quando tutto va per il meglio, perché chi sta a guardare ha hanno bisogno di purificarsi. Lo scopo del dramma è proprio questo…Per quello all’artista vero viene dato quel potere immenso di Liberare…. e salvare gli uomini…."

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LA STAFFETTA - Recensione

Di Vanni Spinelli

“La Staffetta” di Germano Bonaveri:
quando la resistenza passeggia con l’eutanasia

BONAVERI - LA STAFFETTASono diversi i motivi per i quali mi metto a scrivere queste righe: comunicare, nel mio piccolo, l’esistenza di un uomo che vive nella periferia di Bologna. Quest’uomo, circondato da gatti, si chiama Germano Bonaveri, ed io lo considero uno dei più grandi artisti/artigiani italiani del nostro tempo, nonché uno dei più abili cantautori presenti nella scena… quale scena? Non ci sono scene indie, underground e simili per Bonaveri: che non sia propriamente commerciale è ben evidente, ma a me piace pensare che questo importante produttore, creatore (e conferisco a questo termine tutto il suo valore etimologico dal verbo greco “poieo”, vale a dire qualcuno che dalla materia grezza riesce a fare, produrre qualcosa di unico, personale ma allo stesso tempo universalmente prezioso) di bellezza vaghi immobile in un ambiente che è quello di chi vuole e sa trovarlo, svincolandosi dagli abusati canali di fruizione musicale attraverso i quali viene iniettata la nostra quotidiana dose di merda che, gradevole o meno che sia il sapore, ha il difetto oggettivo di precludere all’artista di emergere e al pubblico di scoprire qualcosa perlomeno proiettato alla stimolazione del pensiero. Ho scoperto Bonaveri tramite un procedimento analogo, e di questo faccio un mio piccolo vanto.

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Bonaveri: nuovo disco, rabbia antica

di Alberto Bazzurro

 L'8 Marzo esce La staffetta, il nuovo e atteso album di Germano Bonaveri.

BONAVERI - LA STAFFETTAA oltre tre anni dal precedente “L’ora dell’ombra rossa” (autunno 2011), tutto giocato sull’allegoria dei tarocchi, l’8 marzo esce finalmente La staffetta, il nuovo, atteso album di Germano Bonaveri, che abbiamo ascoltato in anteprima per i lettori dell’Isola, approfittandone poi per scambiare qualche battuta (qualche impressione, più che altro) con l’autore. Partendo per esempio dal significato più intimo del disco, come e più del solito segnato da una pregnanza testuale che trasuda da tutti i pori.

“Si tratta di un concept – premette Bonaveri – che prosegue il corso dei lavori precedenti. Volevo raccontare la sconfitta, il Calvino delle Città invisibili: trovare chi e cosa non è inferno, e farlo durare, perpetuarlo, dargli spazio.

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LA NUOVA FERRARA 22-1-2014

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