Chi sei, Lucifer?

*Io sono una moltitudine.* ... la frase letta la sera prima continua ad echeggiare nella mia testa disegnando poco a poco il profilo arcuato di un interrogativo: *Chi sei?* Ho dapprima cercato di non cullare queste idee balzane, come quando cerchi di obliare un motivetto stupido ascoltato distrattamente... credi di esserci riuscito, poi all'improvviso rieccolo li', come catapultato fuori da un misterioso juke-box, a tormentare il tuo silenzio.

Ho appena finito di mangiare, di fronte a me la ciotola vuota appena macchiata sul fondo da chiazze d'olio e succo di pomodori maturi, testimonianze anonime del mio desco quotidiano. Accendo una sigaretta, tamburellando con le dita dell'altra mano vicino al telecomando, indeciso se spingere sul bottone rosso per distrarre la mia indole curiosa con vacuita' giornalistiche. Il gatto e' di la' che riposa, arrotolato su se' stesso: lo intravedo nella penombra della camera da letto in assoluta pace grazie forse all'incoscienza di se'. *Io sono una moltitudine* Lucifero, l'angelo piu' bello, il portatore di luce precipitato per avere osato sfidare colui che e', il terribile mietitore di anime che ammaliate da falsi tesori vanno inesorabilmente incontro a mostruose infuocate eternita'. Sto provando ad immaginarlo ma l'istinto inconsciamente rifiuta l'immagine archetipa della creatura alata con mostruose corna e dalla pelle rosso carminio; questo rifiuto pero' mi lascia inquieto perche' l'alternativa che trovo, rovistando tra i miei stereotipi infantili, e' quello dell'angelo sorridente tutto riccioli e seta, asessuato ed annoiato dall'assoluta serenita' interiore. Mi ritrovo cosi', mentre lenti processi digestivi attutiscono la veglia, in odore di eresia, con la voglia incontrollabile di non fermare quel meccanismo indocile che mi spinge a riflettere. Chi sei, Lucifero? Per questa sera, dunque, ho un impegno che mi terra' lontano dal solito rituale pantofomorfo del dopocena: sparecchio la tavola, prendo un blocco di fogli per scarabocchiare l'idea, un pennarello nero ed una birra, quindi mi rimetto a sedere abbassando la luce neutra del neon. La mano traccia distrattamente una segmento orizzontale sulla carta, evidenziandone gli estremi con due puntini panciuti e neri, due opposti discretamente vivini, ma distanti anni luce perche' separati da un insieme infinito di punti. E' un controsenso in se', un paradosso geometrico che esalta l'infinito finendo poi con l'escluderlo racchiudendolo in un semplice segno di pennarello. Istintivamente, affero il telefono per cercare uno spunto, una qualsiasi definizione che non sia mia per poi iniziare l'avventura. Chiamo Marco, e gli chiedo chi e' Lucifero. *In che senso? ma sei fuori?...piuttosto, che fai domani sera?... ah, allora non stavi scherzando... ma che ne so... so che e' in contrapposizione con Dio, uno e' il bene, l'altro il male... Vabbe', dai, smolla il colpo... devo andare giu' al bar.* Ritorno al foglio, scrivendo la parola dio sul lato sinistro del segmento, proprio sopra al primo puntino, e lucifero dall'altra parte. Sul segmento scrivo contrapposizione. Osservo il risultato, le tempie tenute fermamente dalle dita, gomiti al tavolo, cercando di vederlo. Non tiene. Non puo' essere. Contrapposizione significa stare contro, scontrarsi, e' la negazione di Dio. Non e' possibile attribuire a Lucifero la stessa onnipotenza, la stessa infinita magnificenza del divino, significa negare a Dio la sua unicita', la sua incommensurabile forza.Chi sarebbe costui, questo demonio cosi' potente da sostenere lo scontro con l'altissimo? chi sarebbe questo angelo caduto in grado di non perdere durante uno scontro infinito tra bene e male? Se e' in contrapposizione, allora e' contendente, concorrente, rimanendolo fintanto che lo scontro non avra' un esito, determinando vincitori e vinti. No, non puo' essere. Allora forse e' un perdente... perche' allora continua ad esercitare la sua forza, il suo potere ammaliatore millantando magnificenza e spargendo illusioni su questa terra? Perche' il vincitore, cioe' Dio, ammette la sua ingerenza? Non credo che egli possa non ammetterla: in qualita' di piu' forte, avrebbe potuto con un sol gesto impedire a quell'aberrazione divina di continuare a mietere vittime. Sono ad un vicolo cieco. Perche' lo permette? Chiamo Marta, certo di trovarla a casa concentrata su uno dei tanti suoi libri, saldamente aggrappata ad una fede incrollabile appoggiata su una distesa arida dove non tira vento, ne' piove, ne' grandina tempesta a scalfire quel monolite mai messo veramente alla prova: *Ciao, Germano, come stai? e il gatto? e Sabrina? e la gamba? ah... come perche' lo permette? si', ho capito il tuo ragionamento, ma la domanda, scusa... (pausa, attimi di disperazione elettronica) beh, scusa, lo ammette perche' Dio e' amore, anzi, AMORE maiuscolo, quello puro e assoluto.(la sento annaspare a meta' tra l'innervosito e l'attonito, mentre con la mente rovista tra dogmi santini e ss.messe cercando un appiglio come scalatore in caduta ). Ciao, comunque... e cerca di dormire... di' a Sabri che la chiamo domani... click.* Ancora sul foglio, cercando di schematizzare questa nuova ipotesi. Cancello con una riga trasversale il geroglifico inconsistente soffermandomi ancora a notare come con un rapido gesto della mano io abbia tracciato un insieme infinito di punti... sento quasi in me un tocco misteriosamente divino, o l'affiorare di un colossale malinteso. Opto per l'indifferenza piuttosto che addentrarmi disarmato in una nuova giungla, percio' appallottolo il primo foglio e manco come sempre la larga imboccatura del cestino, che sembra un alieno impegnato in un disperato muto vocalizzo fatto di OOOOH e di AAAAHH..... Altra lineetta, questa volta verticale per fermare un concetto gerarchico. In alto, Dio. In basso , Lucifero. In mezzo vorrei scrivere amore, anzi AMORE, ma mi pare possa dare adito a malintesi percio' decido per la prola acconsentire, che in se' puo' riassumere diversi principi che voglio mettere a fuoco. Sono punto e a capo. Sento l'assurdita' della cosa, lo stridore acuto dell'incongruenza e la negazione del possibile. Devo trovare la forza di farmi un esempio, di chiarire questo passaggio dialogando silenziosamente con me. Mi immagino padre, con due figli: uno estremamente devoto a me, buono ed ottimista, educato... un angelo di figliolo, insomma. L'altro invece un po' piu' confuso, meno certo di dovere riporre in me tutta quella fiducia che invece pretendo. Pensare che anni prima, quando ancora era bambino, gli spiegai che doveva darmi retta, ascoltarmi perche' sarei sempre venuto in suo aiuto, gli spiegai che non ascoltando i miei insegnamenti l'avrei davvero punito. Del resto, perche' dubitare di me? Sua madre puo' confermare, ci sono in giro tante persone che mi conoscono e confidano in me, basta chiedere. Dunque, so che il ragazzo piu' indifeso, per cosi' dire, sta frequentando un maestro terribile: ha in lui un forte ascendente, riesce ad esercitare su di lui una pressione fortissima, giacche' parlano spesso insieme piu' di quanto non faccia io, che sono cosi' impegnato... Mi accorgo che presto, continuando su questa strada, fara' una brutta fine, una fine che gli durera' un'eternita'. Addirittura noto con dispiacere tutta una serie di colpi bassi che quel maestro porta alla debole personalita' del mio ragazzo: gli ha regalato un motorino, quando io gli ho solo promesso che dandomi retta da adulto avra' una automobile, gli ha presentato delle ragazzine bellissime e piuttosto disinibite, quando io ho disegnato per lui un futuro di castita' e di fedelta' coniugale a meno di gravissime situazioni, e' arrivato persino a comprargli le sigarette, che fuma di nascosto perche' se dovessi mai vederlo... Notate che con questo maestro mi sono scontrato duramente in passato, ho pieno potere su di lui e potrei fare cessare questo pericoloso gioco sin da subito, se solo lo volessi.... ma va bene cosi', ho deciso di acconsentire. Mio figlio muore. Soffrendo terribilmente, mi ha riferito chi l'ha visto da vicino: sul suo viso e' anche scivolata una lacrima che qualcuno giura non fosse di dolore. A dire il vero, quando e' morto, io ero la'. Conosco bene il quartiere, e posso dire di riuscire quasi ad essere ovunque.Che dovevo fare? L'avevo avvisato, anni prima... Che dovevo fare? Maledizione. E' dunque possibile che qualcuno trovi il coraggio di definirmi un buon padre? E' dunque lecito permettere che una persona cosi' criminale possa divorare mio figlio e non intervenire subito perche' questi e' piu' ingenuo del fratello maggiore? Non puo' essere possibile. Questo non puo' essere. Ammetterlo, significherebbe ammettere di avere un Padre celeste cosi' crudele da permettere ad una creatura infernale di fare merce' delle sue creature . Lucifero... il re del male... ma il male e' un regno? Eppoi, se ammettiamo il demonio come angelo, quindi inferiore a Dio, come puo' avere creato il male?la tenebra? Dio non puo' aver voluto il male, cosi' come Lucifero non puo' averlo potuto creare. A questo punto sono in un vicolo cieco. Lucifero non e' contrapposizione, ma neppure creatura acconsentita, ed il male inteso come regno non puo' esistere. Sarebbe la negazione di Dio, della sua potenza, della sua bonta', del suo assoluto amo... AMORE e della sua magnificenza. Ma la bibbia ne parla, lo nomina, per dio! Siamo una moltitudine.... Allora mi metto ad immaginare milioni di angeli caduti, li vedo spiovere come le gocce di acquazzoni estivi, pesanti e verticali in una calda giornata agostina. Siamo noi, siamo la moltitudine esoterica che cristo allontana da se', perche' non pronta, perche' ancora custode di empieta' che precludono all'essere il nuovo passo verso altri stati di forma, verso altre sublimazioni. Lucifero, portatore di luce... eccoti qua! La luce la portiamo dentro di noi, mai definizione fu piu' completa per l'essere, la luce! E siamo noi, siamo noi quelli che hanno tentato la scalata al cielo, ambiziosi cacciatori di verita' che non possiamo trattenere nel limitato presente in cui la nostra parte migliore e' imprigionata. Siamo stati feto, un tempo, per venire proiettati nove mesi dopo attraverso un tunnel al di la' del quale intravedemmo una luce, poi colori, poi una sensazione di leggerezza, suoni nuovi, odori!, persino odori nuovi... Abbiamo perso zavorre, quel giorno, acquistato spazi piu' ampi, facolta' impensate quali il respirare, il piangere... Altri hanno raccontato esperienze di morte, e riconosco d'un tratto mille analogie con quelle della nascita. Cerchi si chiudono davanti a me, su questo foglio... azzardo ghirigori infantili che identifico con le parole stati di forma dell'essere, significando le mille percezioni di portare con me, ben mimetizzato tra le pieghe della vita, un etereo alito di sapienza che migliorera' con lo scorrere del tempo, attraversando tappe durante le quali abbandonera' tare fino ad essere compreso nel tutto, finalmente davvero libero e svincolato da necessita'. Piena coscienza, dunque, quella che il mio gatto mastica mentre dormiente stiracchia le zampe anteriori. Eccoti qui, dannata stella del mattino. Ripenso al mio prete che mi ammoniva a non occuparmi neppure di Lucifero, a dedicarmi solo alla contemplazione ed alla glorificazione di Dio, ripenso ai quattro misteriosi magi che per primi portarono omaggio a Gesu', ripenso ad una stella che si prese addirittura la briga di guidarli. Ed erano Magi, cioe' Maghi. Ed il mio prete aberra la magia. Magister, l'uso delle facolta' sovrannaturali. Certo, sovrannaturali, ma proprie dell'uomo. Poso il pennarello, si e' fatto tardi. Abbraccio mentalmente il mondo e le sue moltitudini, gravate dal peso di una paura ancestrale di se' stesse. Ringrazio la Natura, che e' il Dio in cui credo, e mi do' una pacca sulla spalla con le mani della fantasia, che' tutto sommato verra' anche mattina. Do' una grattatina sulla testa al gatto, che ne e' infastifìdito. Punto la sveglia alle quattro, domani voglio alzarmi presto, aprire la finestra e dare il buongiorno alla prima stella del mattino.