Come una manciata di ghiaia

Ogni tanto, quando le giornate volgono al termine e l'aria si rinfresca, esco da questa casa per guardare il caldo sole estivo tramontare oltre l'appennino. Mi piace vedere le ombre del mio giardino allungarsi minuto dopo minuto fino a sfumare lentamente nel tenue e diffuso grigiore che preclude la notte.

Con la pipa in bocca, disteso su una vecchia panca color ruggine, rilasso e distendo ogni attimo del mio corpo, allietato dal frinire di cicale festose e dai voli alti delle rondini, con i loro disegni vezzosi che si intrecciano tracciando geroglifici nel cielo. Una volta l'uomo traeva profezie da loro, osservandone il comportamento. L'unica cosa che ora so, proiettato in questa dimensione, e' che in loro risiede il segreto della liberta', il riflesso dei nostri sogni che senza posa planano sulle sconfinate pianure della mente. Come loro. Vorrei guardarmi di lassu' con i loro occhi, vedermi anonimo elemento di questo paesaggio senza piu' una identita', senza rilevanze, non piu' centro di questo mio universo ma consuetudine, come il sasso e l'albero. Vorrei che le mie proiezioni, i miei desideri, procedessero al limite dell'immobilita' con le ombre di queste sere, che si assopissero ogni notte per riesplodere ogni giorno rinnovate nella loro intensita'. Io, la panca, la casa... Conto i chiodi che sorreggono lo schienale: sono dieci in tutto. La testa piatta e rugginosa testimonia di loro, li intuisco prigionieri di queste fibre lignee a sorreggermi nel riposare. La meta' delle cose che so, delle cose che vedo e' acquisizione della memoria e dell'esperienza. Non le vivo, non ne faccio parte, eppure ne presumo l'identita' e la funzione. Proiezioni. Decidiamo a priori l'essenza delle persone solo perche' vorremmo fossero cosi', nel bene o nel male. La rondine no: non desidera che tu sia, non teme perche' non ripone importanza nelle cose tranne che nella liberta'. Quando sono qui, in questo angolo rubato al paradiso, sento e penso come loro: guardo l'immenso senza chiedermi nulla e ne respiro la spaziosita', sento le vibrazioni sismiche della vita che freme nella terra e ascolto il fragore dell'implosione del tempo che rotola. La cosa stupefacente e' che in questi attimi non desidero. Sento di non avere nulla e per questo possedere tutto, ho la percezione di non sapere niente delle cose ma sento di farne parte e concepirne l'essenza. L'aria fresca dell'imbrunire da' sollievo alla mia pelle, l'animo riposa e danza al ritmo del respiro. Chinandomi, raccolgo una manciata di ghiaia e la faccio poi scorrere tra le dita, da una mano all'altra. Ad ogni passaggio qualche sassolino sfugge e torna al suo posto, succede fino a quando il loro numero e' cosi' esiguo da permettermi di controllarli uno ad uno. Vorrei fossero cosi' i miei anni. Ne ho visti cadere tanti nel giardino della memoria... ora che sento di poterli contare senza confonderli, ora che posso tenerli sul palmo di questa mano vorrei poterli controllare, centellinare senza sprecarne alcuno; invece, maldestramente, gioco con loro come un bambino lanciandoli dentro secchi pieni di lacrime increspandone la superficie. Non saro' mai appagato... questa vita ci chiama, pretende sempre una meta spostandone i confini oltre l'orizzonte. E' destino di questa nostra specie, troppi secchi da centrare sul cammino. Intorno a me c'e' un giardino con i suoi riti quotidiani di vita e di morte, con i suoi insetti ed i suoi fili d'erba sempre uguali ad ogni stagione. In tutti questi anni ho potuto viverlo solo la sera, quando la giornata e' gia' ricordo e senti di non avere capito. Non so nulla . Che ne so dei pomeriggi estivi quando senti solo il ronzio violento del calabrone che infastidisce il riposo del gatto? Che ne so del gracidare monotono delle rane nello stagno, che muore lentamente trascinato al cielo dalla calura? Che ne so del bianco della polvere della strada, che vedo ballare in controluce deformando il mondo? E del silenzio totale che respiri quando il sole e' alto nel cielo, cosi' luminoso da ferire gli occhi? Conosco la mia sera, perche' ora nulla piu' viene a distrarmi; non c'e' piu' fretta, ora che i sassolini sono cosi' pochi da temere di perderne uno giocandoci distrattamente.